domenica 16 dicembre 2012

Inter: l'analisi

Lo schema (gli schemi di gioco)
3-4-3 (in realtà 3-4-2-1) e 3-5-2 (3-5-1-1) sono gli schemi utilizzati di preferenza.

Gli interpreti
Difesa: Ranocchia, Samuel, Juan e in caso di necessità Cambiasso, preferito ad un difensore di ruolo come Silvestre che il mister utilizza solo in uno schieramento a quattro (come Jonathan). In questo caso è possibile prevedere anche l'arretramento di Zanetti e Nagatomo. 
Interni di centrocampo: Zanetti, Cambiasso, Gargano e Guarin (quest'ultimo sembra faticare con un centrocampo a quattro e sembra esprimersi al meglio quando la linea mediana è schierata a cinque. L'impressione è che debba ancora essere disciplinato tatticamente e che difetti parecchio in fase di copertura). 
Esterni di centrocampo: Pereira (che come Guarin fatica ancora ad interpretare le consegne del ruolo), Nagatomo e Zanetti in caso di necessità. 
Attaccanti: Milito (unica punta centrale se non vogliamo considerare Livaja), Cassano, Palacio, Sneijder, Coutinho ed Alvarez, con alcune considerazioni da fare per gli ultimi due. Il primo non è un esterno e sembra a suo agio soprattutto quando gioca tra le linee, l'impiego migliore sarebbe quindi in un 3-5-1-1 ma è ancora abbastanza "acerbo" per interpretare un ruolo che necessita di personalità. Alvarez non è un centrocampista e teoricamente potrebbe agire da esterno di attacco se non fosse che difetta di rapidità, corsa e personalità.

Le criticità
L'Inter di Stramaccioni ha dimostrato di saper "leggere" la partita, e di saper ripartire bene lo sforzo nell'arco dei 90 minuti, alternando i momenti di forcing al possesso palla. Quello che convince meno però è la manovra, che appare ancora troppo lenta, macchinosa e compassata come hanno evidenziato le partite con squadre medio-piccole, che lasciano l'iniziativa ai nerazzurri per ripartire in contropiede e quella con la Roma, che proprio grazie al gioco sempre in verticale ha messo in difficoltà i milanesi.
Altro problema è rappresentato dai centrali di difesa piuttosto lenti, soprattutto nella figura di Ranocchia, che se non protetto adeguatamente dagli interni di centrocampo può andare in difficoltà nell'uno contro uno contro la punta centrale avversaria.
Da quanto esposto in precedenza risultano poi evidenti le carenze dell'organico. Senza volersi addentrare in considerazioni  approfondite, la prima cosa che salta all'occhio è che mancano sicuramente dei ricambi all'altezza almeno in mezzo al campo. Cambiasso e Zanetti hanno bisogno di poter rifiatare ed al momento questo non è possibile.

Conclusioni
A mio avviso Stramaccioni sta tirando fuori dalla squadra il massimo delle sue potenzialità. Questo è un grosso merito dell'allenatore, ma d'altro canto non sembrano esserci grossi margini di crescita a meno di nuovi innesti. Chivu e Stankovic potrebbero dare alla squadra quel plus che al momento manca, così come la risoluzione dell'affaire Sneijder (reintegrando il giocatore olandese o sostituendolo adeguatamente) potrebbe portare vantaggi ai nerazzurri. È da capire poi chi tra i vari Obi, Mudingayi, Mariga, Alvarez, Coutinho, Jonathan & C. possa essere ritenuto utile alla causa e chi invece potrebbe avvalersi di un anno di esperienza da qualche altra parte. 

sabato 27 ottobre 2012

Juventus: la squadra che sa quello che vuole

Credo che in questo inizio di campionato la Juventus stia aggiungendo un altro importante tassello al mosaico costruito con pazienza e competenza da tecnico e società. Se l'anno scorso avevamo visto una squadra organizzata, solida, compatta, quest'anno assistiamo anche ad una maggiore convinzione nei propri mezzi . 
Non che in precedenza i bianconeri avessero palesato uno spirito rinunciatario, ci mancherebbe, e l'annata senza sconfitte è lì a dimostrarlo, ma quest'anno i bianconeri sfoderano una voglia di raggiungere l'obbiettivo che definirei quasi "feroce". Una volta raggiunto il traguardo è facile assistere ad un certo rilassamento, quando si è dimostrato di essere i migliori è quasi normale che a livello mentale subentri un certo appagamento. E invece no.
Paradossalmente l'assenza in panchina di Antonio Conte, il "Grande Motivatore" sembrerebbe aver aggiunto una dose di rabbia in più nei suoi ragazzi, rabbia che nelle prime giornate di campionato hanno saputo dimostrare quando la partita si è fatta in salita (Genoa, Chelsea, Shaktar) e soprattutto nella seconda parte degli incontri, quando la stanchezza avrebbe dovuto casomai affievolirne la verve ed appannarne le idee. Segno di grande preparazione fisica, dunque, ma anche di forza di carattere, della quale le contendenti al titolo faranno bene a tener conto. 
Le qualità sopra espresse finora hanno dimostrato  di essere più che sufficienti per dominare nel campionato italiano, quanto potranno bastare per affrontare le avversarie più importanti in Europa è presto per dirlo.

I numeri adesso
Vediamo ora nel dettaglio come si sono comportate le principali contendenti al titolo di campione d'Italia nelle prime sette giornate di campionato. Esamineremo il rapporto gol fatti/gol subiti nelle due frazioni di gioco.
INTER: 13 gol fatti e 6 subiti. I tempo: 9/2. II tempo:4/4.
LAZIO: 15 gol fatti e 8 subiti. I tempo: 11/2. II tempo: 4/6.
NAPOLI: 14 gol fatti e 5 subiti. I tempo: 7/2. II tempo: 7/3.
JUVENTUS: 19 gol fatti e 4 subiti. I tempo: 6/3. II tempo: 13/1 (e 6/1 nell'ultimo quarto d'ora)

Credo che questi numeri siano più che sufficienti per dare forza ai concetti che abbiamo appena sostenuto: tra le prime quattro della classe la Juventus è quella che mediamente chiude i primi 45 minuti di gioco leggermente peggio, ma quella che diventa devastante nella seconda metà di gara, quando le altre o calano nettamente (soprattutto Inter e Lazio) o si comportano bene ma non benissimo (Napoli). 

"E' nel secondo tempo, ed in particolare nell'ultimo quarto d'ora di gioco che i bianconeri fanno la differenza."

Aggiungerei qui che forse il confronto con il Napoli è quello più intrigante (tema che dovrà essere analizzato più nel dettaglio in un prossimo post). 
La Juventus di Antonio Conte sembra infatti aver "copiato" parecchio dalla squadra di Mazzarri. Simili sono infatti lo schema (mi riferisco alla difesa a 3, modulo adottato quando ancora non era di moda) e l'intensità di gioco (marchio di fabbrica di entrambi i tecnici). 
A questo punto diventa interessante vedere come si svilupperà la sfida nel corso della stagione. 

domenica 30 settembre 2012

3 - 5 - 2


Tra le cose che il campionato di serie A ci sta dicendo a livello tattico, ci sono il progressivo abbandono del 4-4-2 e la conversione di diversi tecnici (ultimo Stramaccioni) al 3-5-2.

I motivi del successo di questo modulo sono principalmente due:
  • nel calcio moderno ai terzini sono sempre più richiesti corsa (devono coprire tutta la fascia) e piedi buoni (per andare a mettere cross dal fondo). La loro trasformazione in esterni di un centrocampo a 5 servirebbe perciò ad evitare il rischio che i loro sganciamenti possano sguarnire la difesa (in questo caso sufficientemente protetta da 3 centrali).
  • il gioco d'attacco ha bisogno di essere supportato da un centrocampo solido. Il 4-4-2 può risultare un modulo troppo "bloccato", ed il 4-3-3 (con le sue variazioni 4-3-1-2, 4-3-2-1) rischia di essere una coperta troppo corta, mentre il 3-5-2 sembra offrire maggior equilibrio sia in fase di possesso palla che di difesa.

Detta così sembrerebbe facile. 
In realtà, come sempre, sono gli interpreti a fare il successo o l'insuccesso di un modulo. Quello che si richiede in questo caso sono difensori centrali forti fisicamente, con il senso della posizione e ben integrati tra loro. I tre centrocampisti devono essere aggressivi, con i piedi buoni e con capacità di leggere rapidamente le situazioni di gioco. I due attaccanti devono giocare abbastanza vicini e conoscere a memoria l'uno i movimenti dell'altro, in più è loro richiesta partecipazione al gioco, creare cioè spazi per gli inserimenti dei compagni ed aiutare nel pressing alto per riconquistare la palla. L'intensità di gioco è appunto una delle armi (se non la principale) di questo modulo. 3-5-2 infatti, può anche essere letto come 5-3-2 con la linea difensiva spostata più in alto, riconquistare la palla in mezzo al campo diventa quindi fondamentale per trovarsi in superiorità numerica nel ribaltamento dell'azione.

domenica 26 agosto 2012

Vicenza, Verona... La Storia, le storie.

Le cose succedono.
Notizie, episodi, cronaca. Le cose accadono. Si illuminano per un istante, vivono la loro vita breve di farfalle, poi scivolano via. Foglie, rami secchi ingoiati nel grande fiume della vita.
Ogni tanto, però, qualcuna di queste cose si ferma: perché è particolarmente bella, o particolarmente brutta, o particolarmente interessante, o magari solo perché è arrivata al momento giusto. Qualche altra poi viene recuperata a posteriori, perché la sua importanza non era stata capita sul momento. Con questi fatti, con gli avvenimenti che restano nella mente, si costruisce la Storia.
Il resto, le cose minime, finiranno per essere dimenticate dai più, divorate da quel tritacarne che è il tempo. Al massimo vivranno nella memoria di pochi. Ricordi personali, di quelli che si raccontano per cercare di condividerli, nel tentativo (vano) di farli diventare ricordi di molti. Sono le storie minori, le nostre storie, quelle che non si arrampicheranno mai così in alto da poter essere viste da tutti.
La Storia, dicevamo, quella con la maiuscola. Quell'insieme di fatti condivisi che mettiamo in fila come perle di un rosario per dare un senso agli accadimenti della vita. La Storia dell'Umanità, quella delle Religioni, quella delle Nazioni. O quella del Calcio.

Già, la Storia del Calcio. 
Nella Storia del Calcio il Vicenza esiste come Lanerossi Vicenza,  quello degli anni '70 di G.B. Fabbri e Giussy Farina. Quello di Paolo Rossi e Filippi, di Faloppa e di Cerilli. E quello di Roberto Baggio qualche anno dopo. E poi morta lì. 
Nella mia storia invece, il Vicenza è quello dell'88. 17 Gennaio 1988, il giorno del matrimonio di mio cugino, 
il ricordo di noi ragazzi costretti a sedere a tavola con le orecchie incollate alla radiolina, ad ascoltare le notizie che provenivano dal Picco. Il ricordo delle reti di Telesio e Spalletti che piegavano per 2-1 i veneti e davano ai ragazzi di mister Carpanesi  l'illusorio titolo di campioni d'inverno nell'allora campionato di C1 (già la stagione 1987-88, quella del "famoso" Spezia-Virescit...). La Storia, le storie.
Come quella della nostra prossima avversaria  in campionato, il  Verona, che per la Storia è la fatal Verona, la squadra di Pizzaballa e Bachlechner, di Luppi e di Zigoni, quella responsabile del 5-3 al Milan nel 1973 e poi del 2-1 del '90 (ragazzi, che fascino ha la Storia...), e poi l'Hellas di Bagnoli, campione d'Italia nell'85: quella di Garella e Briegel, di Fanna e Galderisi, quella di Elkjaer.
Verona, la stessa Verona che nella nostra piccola storia è un ricordo dolcissimo, quello dei playout al cardiopalmo del 2007, prima acciuffati  per il rotto della cuffia grazie ad una clamorosa vittoria contro la Juventus a Torino e poi conclusi  con una salvezza conquistata ai danni degli scaligeri dopo due partite mozzafiato. Corsi e ricorsi: sulla panchina di quel Verona sedeva Giampiero Ventura, che aveva allenato anche gli Aquilotti nel 1986, portandosi dietro dall'Entella i fidati Guerra, Stabile e Spalletti (già, proprio quello Spalletti...), per essere poi rilevato a metà stagione da Sergio Carpanesi   (già, guarda un po', di nuovo Carpanesi... La Storia, le storie). E per completare il tutto, questa volta ritroveremo sulla panchina scaligera un vecchio amico, quell'Andrea Mandorlini che da allenatore aveva riportato lo Spezia in C1nel 2000, per perdere la B ai playoff l'anno successivo.

sabato 25 agosto 2012

Serie A 2012-2013: parte la caccia alla Juve


Campionato di calcio 2012-2013 al via: ecco come si presentano le squadre ai blocchi di partenza.


Prima fila (le favorite)

Juventus, Napoli, Roma ed Inter.
La Juventus sarebbe la favorita assoluta. Il campionato vinto senza partire con i favori del pronostico ha sicuramente incrementato l'autostima di tecnico e calciatori che ora credono fermamente nella riconferma. Anche senza top player (al momento) la squadra è ben attrezzata per un campionato di vertice, avendo aggiunto ad un'ossatura già solida e rodata acquisti mirati in grado di dare ulteriore concretezza. Asamoah, Isla e Pogba sembrano perfettamente funzionali al gioco di Conte, fatto di pochi fronzoli e tanta corsa, gioco che (almeno in Italia) potrebbe essere sufficiente per ripetere un campionato di vertice. I dubbi casomai possono nascere per la squalifica del mister: non siamo così sicuri che la sua assenza in panchina durante le gare risulterà indolore. Il tecnico bianconero è figura carismatica e sanguigna, abituato a mantenere il contatto "vocale" con la squadra per tutti i 90 minuti, da vedere come lo sostituirà Carrera. Altro dubbio è sulla "tenuta" emotiva: qualche scricchiolio in questo senso si è visto già in estate: il nervosismo di Buffon, la storia (evitabile) del "trenta sul campo" del presidente, la recente conferenza stampa di Conte e le frecciatine di John Elkan. Sassolini nella scarpa, risposte a provocazioni... ci mancherebbe. Ma forse un po' più di stile (già, proprio quello stile...)  non avrebbe fatto male.
Il Napoli parte quasi alla pari con i bianconeri. Il nervosismo eccessivo post Supercoppa sta a dimostrare quanto i partenopei sentano che questa potrebbe essere la stagione buona. Mazzarri sa di avere una grande occasione a disposizione: se Pandev riuscirà a non far rimpiangere Lavezzi e se Insigne dovesse esplodere, allora per le altre pretendenti potrebbero essere guai seri. Anche qui i dubbi nascono dalla difficoltà a mantenere equilibrio in un ambiente che sembra una polveriera, in più si aggiunga che anche la rosa a disposizione del mister toscano sembra un po' corta.
Anche la Roma sembra ben attrezzata per un campionato di vertice. Una campagna acquisti convincente dovrebbe aver messo a disposizione di Zeman i giocatori più adatti per il suo gioco. Il tecnico boemo sembra all'ultima chiamata e questa volta potrebbe essere quella buona per lasciare nel libro del calcio un segno tangibile, non solo per riscuotere l'ennesimo attestato di stima. La crisi economica ha livellato verso il basso il potenziale di tutte squadre ed allora quest'anno la differenza la potrebbe fare il gioco. Proprio su questo si punta nella capitale per rinverdire fasti che sembrano ormai lontani. Si aggiunga che a differenza di Juve e Napoli, qui sembra che si viaggi intelligentemente sottotraccia. A parte qualche battutina di Zeman, si parla poco e si lavora molto, segno che c'è la convinzione di poter raggiungere qualcosa di importante.
L'Inter invece è un mistero. A cavallo tra la prima e la seconda fascia, potrebbe fare benissimo come malissimo. Il problema è che il modulo di gioco adottato da Stramaccioni  (sia che scelga il 4-2-3-1 o il 4-3-2-1 o il 4-3-3) è spiccatamente offensivo per cui la coperta rischia di diventare invariabilmente corta. Negli anni recenti solo un certo Mourinho è riuscito ad ottenere la quadratura del cerchio (ne riparleremo), tutti gli altri hanno fallito. Questa volta  però abbiamo l'impressione che la società abbia capito che scopo della campagna acquisti è comprare i giocatori che vuole il tecnico e non quelli che piacciono a presidente o tifosi. Si spiegherebbero così gli arrivi di Gargano, Mudingayi e Pereira in mezzo al campo e quelli di Palacio ed anche Cassano là davanti. Il lavoro da fare non manca, ma la stagione che va a cominciare senza favoriti assoluti sembra fatta apposta per offrire una chance a molti. Da vedere con curiosità se la scommessa del Biscione sarà vinta sin dal primo anno.


Seconda fila (di rincorsa)

Milan, Palermo, Fiorentina.
Dopo aver praticamente smantellato la squadra, il Milan esce di diritto dalla prima fascia. Questo per i rossoneri dovrebbe essere l'anno della ricostruzione, ma a meno di colpi dell'ultim'ora, difficile che possano rientrare nella lotta per il titolo.
Se per una volta il presidente Zamparini lascerà al suo allenatore il tempo necessario per lavorare con la squadra, quest'anno il Palermo potrà fare bene. Sannino ha dimostrato di saper fare calcio sia a Varese che a Siena ed ora è chiamato a ripetersi in una piazza più importante. Il tecnico campano è un grande motivatore e sembra piuttosto impermeabile alle pressioni. Le possibilità di ben figurare ci sono tutte: potrebbe essere la sorpresa. 
Fiorentina. I Della Valle hanno dato a Montella una squadra che sulla carta sembra ben attrezzata. Dopo aver ben figurato a Roma e Catania, quest'anno l'Aeroplanino ha l'occasione per fare il gran balzo: da essere uno dei (tanti) giovani allenatori più in voga a diventare uno importante. In bocca al lupo anche a lui.

Terza fila (le altre)
Udinese, Chievo, Cagliari, Bologna, Parma, Atalanta.
Difficile per i friulani fare un miracolo ogni anno: ad ottobre Di Natale ne fa 35, Guidolin sembra un po' stanco e forse questa volta Pozzo ha venduto troppo... Staremo a vedere. Le altre sono un gruppo di provinciali guidate da tecnici emergenti con buone idee e tanta voglia di arrivare. 


Quarta fila (c'è da lottare).

 Lazio, Genoa, Sampdoria, Catania, Torino, Siena, Pescara.
Nomi eccellenti in questa fascia, ma d'altra parte il precampionato della Lazio non fa presagire nulla di buono, Preziosi non si capisce cosa voglia fare comprando e rivendendo mille giocatori all'anno, le neopromosse sanno in partenza di dover tirare fuori gli artigli, così come Catania e Siena sono consapevoli che il loro scudetto sarà la salvezza.

venerdì 24 agosto 2012

Serie B 2012-2013: pronti, via!


Con l'anticipo odierno si apre il campionato di calcio di serie B 2012-213. Ecco una breve disamina delle squadre che partono con i favori del pronostico e delle possibili outsiders.

Le favorite
Verona. Allo strepitoso campionato disputato l'anno scorso dagli scaligeri è mancata solo la ciliegina, e questa volta mister Mandorlini ha intenzione di completare l'opera. Squadra quadrata, forte in tutti i reparti e con ricambi sufficienti per un'annata lunga, l'Hellas sembra avere proprio nell'allenatore romagnolo il suo valore aggiunto: sanguigno come piace ai tifosi, preparato come nei desiderata della società, ma soprattutto determinato a raggiungere in breve tempo il calcio che conta. 
Novara. Anche in questo caso l'allenatore sembra fare la differenza. Tesser è uomo di campo che conosce bene le insidie della cadetteria ed ha plasmato una squadra solida, con ritocchi di qualità nelle zone nevralgiche del calcio: a Barusso e Buzzegoli il compito di dare geometrie al gioco, a Piovaccari e Gonzalez quello di finalizzarlo.
Padova. Da troppo tempo i tifosi veneti aspettano il salto nella massima serie e un'annata come questa, priva di grossi nomi a contendersi la promozione, sembrerebbe quella buona. Mister Pea è chiamato a ripetere (e migliorare) la stagione scorsa a Sassuolo. Granoche e Babacar avranno il compito di fare la differenza là davanti.
Cesena. Ha cambiato tanto dopo la retrocessione, da vedere se avrà cambiato bene. In panchina l'incognita del fratello del presidente.

Le altre
Varese. Confermarsi ai vertici non è mai semplice ma Castori è tecnico grintoso, in grado di dare ai lombardi le motivazioni giuste per riprovarci. Da vedere se a fine stagione le scommesse Kink, Oudamadi e De Luca saranno vinte.
Brescia. Le rondinelle partono sempre con l'obiettivo della A, ci mancherebbe, ma l'impressione è che al momento alla squadra di Corioni manchi ancora qualcosa.

Le outisiders
Dovendo scommettere qualche euro proverei con Juve Stabia, CittadellaPro Vercelli. I piemontesi possono contare sull'entusiasmo e sul fattore sorpresa (oltre che sulla speranza nei corsi e ricorsi della storia), mentre le altre due hanno dalla loro il fatto di aver cambiato poco, potendo così contare su un  gioco rodato che soprattutto nella prima fase del campionato, quando capita spesso di affrontare avversarie ancora alla ricerca della quadratura del cerchio, potrebbe pagare bene.

Lo Spezia
La squadra del presidente Volpi merita un discorso a parte. Dopo due promozioni rocambolesche, acciuffate per il rotto della cuffia in campionati dove partivano da favoriti, gli Aquilotti si presentano ai canapi con una rosa nuova di zecca. Nelso Ricci ha consegnato nelle mani di mister Serena le chiavi di una Ferrari che potrebbe anche far saltare il banco, considerando che se a Dicembre i liguri fossero a ridosso delle prime della classe l'ambizioso presidente non esiterebbe a metter mano al portafoglio per tentare la terza promozione di seguito. I dubbi in riva al Golfo dei Poeti sono essenzialmente due: i giocatori arrivati sono quelli che effettivamente voleva il mister per esprimere la sua idea di gioco? E soprattutto: quanto tempo sarà necessario al tecnico per dare un'identità ad una squadra completamente rinnovata (considerando che le altre non staranno a guardare)?

sabato 18 agosto 2012

Premier League 2012-2013: starting grid

Premier League 2012-13 al via. Ecco le previsioni (scontate).

Sarà ancora una volta lotta a due tra le compagini di Manchester, ma questa volta dovrebbe spuntarla lo United. Sir Alex ferito nell'orgoglio non è mai un bel cliente e la sconfitta subita da parte dei cugini nella scorsa stagione, unita alla disastrosa Champions League, sono ferite che sanguinano ancora. Improbabile che all'Old Trafford ci si prepari ad un altro anno di magra. A far pendere la bilancia del pronostico dalla parte dei Red Devils c'è anche il fatto che la rocambolesca vittoria del campionato scorso potrebbe avere in qualche modo appagato i Citizens e non è escluso che lo stesso Mancini - magari inconsciamente - sia più concentrato sull'avventura europea.


Per le posizioni di rincalzo non sembrano profilarsi grosse sorprese all'orizzonte: saranno le solite ChelseaArsenal Tottenham a lottare per inserirsi al vertice. 

I Gunners privi di RVP potrebbero paradossalmente trovare più equilibrio, gli Spurs attendono Villas-Boas alla prova d'appello, mentre c'è curiosità per come Di Matteo riuscirà ad inserire Hazard, Marin ed Oscar in una rosa già folta ma che sembra mancare di qualcosa sia là davanti (un ricambio per Torres) che nel reparto arretrato. Da vedere se il tecnico italiano saprà meritarsi la riconferma mostrando un gioco un po' meno sparagnino di quello che comunque l'anno scorso gli ha permesso di portare a casa la coppa con le orecchie.

Ultima annotazione per il Liverpool. Campagna acquisti con il contagocce, ma quest'anno ad Anfield è arrivato Brendan Rodgers, personaggio da seguire con interesse e che a Swansea aveva ben impressionato (una promozione dalla Championship due anni fa e un buon campionato in Premier l'anno scorso) proponendo un'idea di gioco moderno, fatto di organizzazione, qualità, ma anche intensità e corsa, una specie di calcio totale attualizzato che solo ad una lettura superficiale si può catalogare come una delle tante copie del gioco del Barcellona. Sono particolarmente curioso di vedere come "Buck Rogers" si comporterà in un ambiente che mette pressione, ma se riuscirà ad imporre le sue idee ed a  farsi seguire dalla squadra (e soprattutto se gli verrà data un po' di fiducia) credo che per i Reds potrebbe aprirsi un futuro interessante.