sabato 15 novembre 2014

I dilemmi del Mancio



Ci risiamo.
Tanto per non perdere le belle abitudini, la Beneamata cambia cavallo in corsa, passando da un progetto all'altro nella speranza - a forza di tentativi - di imbroccare la scelta giusta. Il calcio moderno è anche programmazione, ma per fortuna dei neroazzuri non solo questo e allora via con il 3-5-2 e sotto con il 4-4-2, o una delle sue mille variazioni.
Ecco, in breve, cosa potrà accadere:


La difesa

È il settore più semplice da analizzare.
In mezzo ci sono tre centrali disponibili per due posti (RanocchiaJuan Jesus e Vidic), la scelta sarà esclusivamente tecnica e l'impressione è che tra uno o l'altro ci sia poca differenza.
Sulle fasce lotteranno per gli altri due posti NagatomoDodòJonathan e D'Ambrosio. Da vedere come i quattro si giocheranno le chances in questo mese e mezzo perché non è escluso che il mister jesino chieda alla società uno sforzo economico per aumentare la qualità della squadra in questa zona del campo nel mercato di riparazione.


Il centrocampo

Come succede spesso, in questo settore si giocheranno le possibilità di riuscita del progetto Mancini 2.0.
Intriganti - anche per le qualità degli interpreti - le scelte sul tappeto.
Sicuro uno tra Medel e Kuzmanovic (unici incontristi puri nella rosa), molto meno tutto il resto, ma crediamo che lo svincolo fondamentale per le fortune della nuova Inter sarà Fredy Guarin. Il colombiano incarna alla perfezione il prototipo del calciatore genio e sregolatezza che sembra il marchio di fabbrica dei milanesi, quella "pazza Inter" che sembra non cambiare mai.
Fredy Guarin, si diceva. Ecco, se il Mancio riuscirà a disciplinarlo tatticamente almeno un po', il barometro della società di Corso Vittorio Emanuele potrà volgere al bello. Un Guarin impostato a la Vidal, per intenderci (e per potenza, tecnica e velocità ne ha tutte le possibilità), potrebbe essere l'altro mediano di centrocampo che permetterebbe l'impiego contemporaneo di Kovacic ed Hernanes, altrimenti piuttosto difficile per problemi di equilibri tattici e rischio di ritrovarsi di nuovo con quella "coperta corta" che ha contraddistinto le ultime stagioni nerazzurre.
Schierare Medel-Guarin-Kovacic-Hernanes, tutti insieme rappresenta la sfida più interessante che attende Mancini (tra l'altro i quattro offrirebbero variazioni tattiche interessanti: a partire dallo schema classico rappresentato da due interni, regista e trequartista, al rombo di centrocampo). Al tecnico interista l'obbligo di provarci.


L'attacco

Come detto per la difesa, anche qui le cose sono piuttosto semplici.
IcardiOsvaldo e Palacio si giocheranno due posti. Uno sembrerebbe già assegnato al primo dei tre, ma il campionato è lungo ed è probabile che ci sarà spazio per tutti.


In conclusione: Mancini eredita una squadra che era stata costruita per schierarsi con un modulo diverso dal suo, eppure – paradossalmente – gli interpreti a disposizione sembrano più adatti al suo 4-4-2 che.al 3-5-2 di Mazzarri. 
A questo punto si tratta solo di vedere la squadra all'opera.


La parola al campo (e a noi il commento).

domenica 22 giugno 2014

2014 FIFA World Cup Brazil: Italia - Costarica



Odio dire io l'avevo detto.
...ma io l'avevo detto.
Come da tipico luogo comune (una delle italiche abitudini: esaltarsi per poco ed abbattersi per altrettanto), dopo la partita con l'Inghilterra avevamo assistito ad un fiorire di peana innalzati allo squadrone italiano, con tanto di riesumazione di "notti magiche" e Balotelli-pallone-d'oro (detto per inciso: uno che sta lavorando davvero per il pallone d'oro c'é, ma si chiama Arjen Robben). Erano bastati due golletti e zero gioco per alimentare una teoria di illusioni che ha avuto come logico capolinea la partita con il Costarica.
Dopo la partita d'esordio della nostra nazionale avevamo evidenziato tre criticità, le più evidenti: la difesa, il modulo e il ritmo di gioco. Diciamo subito che si può capire che il risultato favorevole con gli inglesi sia stato sufficiente alla stampa e a  gran parte del pubblico per nascondere le zone d'ombra, ma la cosa grave è che anche mister Prandelli non abbia colto l'occasione per rimediare agli errori dell'esordio, con il risultato che è sotto gli occhi di tutti.
Rivediamo nell'ordine:

La difesa.
L'Italia è diventata vice-campione d'Europa giocando a tre. E così ha fatto anche per gran parte del girone di qualificazione a questi Mondiali. Inutile star qui a disquisire se sia meglio una difesa a tre o a quattro, entrambi i sistemi di gioco presentano vantaggi e svantaggi, il fatto è che la difesa della nazionale è fatta per gran parte da giocatori dell Juventus, che da tre anni giocano a tre. Logico quindi attendersi da Prandelli l'adozione del medesimo sistema di gioco. Invece niente: difesa a quattro con gli inglesi, scegliendo una coppia di centrali mai provata in precedenza (Paletta e Barzagli), dirottando Chiellini sulla sinistra e Darmian a destra (entrambi fuori ruolo). Nonostante sinistri scricchiolii sia a sinistra che in mezzo (che avrebbero dovuto far nascere qualche dubbio al nostro mister) la sorte ci ha premiato, così con il Costarica abbiamo rivisto la difesa a quattro, questa volta però completamente stravolta con il ritorno di Chiellini al centro a far coppia con Barzagli, Darmian a sinistra e Abate a destra. Questa volta la sorte non è stata così benevola (ma si sa che a sfidarla troppo c'è il rischio di bruciarsi). La domanda sarebbe scontata: perché questo modulo? E soprattutto, se si voleva privilegiare una difesa diversa rispetto a quella adottata sinora (magari con l'idea di essere più coperti, ma a noi sembra l'esatto contrario, che la difesa a tre sia più chiusa rispetto a quella a quattro, o forse per poter inserire De Rossi nel ruolo di centromediano metodista con il doppio compito di copertura e di regista difensivo), non era meglio provarla sia nel girone di qualificazione che in qualche amichevole? Secondo noi se si decide di salire sulla corda da equilibrista non sarebbe male esercitarsi un po' prima di salire a certe altezze...

Il modulo.
Il discorso del modulo è diretta conseguenza del tipo di difesa che si intende adottare. Con la difesa a quattro, ci si sarebbe atteso almeno un 4-4-2, visto che all'Europeo Balotelli era affiancato da Rossi e visto che lo stesso Balotelli non ha mai fatto mistero di non sentirsi una punta da area di rigore, ma di preferire partire da lontano per poter sfruttare meglio velocità e tiro da fuori. Bene, Prandelli ha deciso di adottare per questo mondiale un inedito 4-1-4-1, inedito anche perché non l'ha mai fatto quasi nessuno (ci sarà un motivo?) con il doppio regista all'esordio e con Thiago Motta per Verratti nella seconda gara. Il risultato è stato in entrambi i casi un Balotelli abbandonato al suo destino in mezzo all'area di rigore, costretto a giocare spalle alla porta, unico (e per questo prevedibilissimo) terminale di gioco preso in mezzo da due o più difensori avversari, cercato (raramente) con cross da fondo e con palle filtranti di Pirlo, ripetitive fino a diventare stucchevoli. Che poi con gli inglesi sia andato in rete è frutto dell'unica azione in velocità della nostra squadra, argomento che ci porta al terzo punto.

Il ritmo di gioco.
L'Europeo aveva mostrato una squadra in grado di divertire con un gioco veloce, arrembante e fantasioso, fatto di geometrie e disciplina, in grado di mandare fuori giri sia gli inglesi che i quotatissimi tedeschi e pazienza se avevamo dovuto abbassare la testa davanti agli spagnoli. Ci si sarebbe attesi qualcosa del genere anche ai Mondiali, magari con l'aggiunta di qualcosa di nuovo, con qualche idea in più apportata dal nostro tecnico. E invece.
Manovra lenta, lentissima, passaggi in orizzontale in attesa del lancio (sempre e solo centrale, sempre e solo di Pirlo) di prima intenzione per Balotelli. Il resto è stata poca cosa, qualche buono scambio sull'asse Candreva-Darmian nella prima gara e poi più nulla.Un po' poco per pensare di fare strada nella competizione.


Il problema più grosso - a mio avviso - è che per il deludente risultato nella nostra Nazionale non si può neppure gettare la croce addosso a questo o quel calciatore. A parte qualche errore individuale, sembrerebbe che la squadra abbia fatto più o meno quello che gli era stato richiesto (gioco compassato incluso) e a mancare siano state le giocate individuali. In effetti anche le dichiarazioni di Prandelli alla vigilia dei mondiali ("Vi stupiremo, abbiamo preparato le cose nei dettagli, ecc ecc.), sembrerebbero indicare che il nostro tecnico ritenesse di aver preparato la squadra al meglio, con quel modulo e quello schema (uno solo: imbucata centrale). E un'ulteriore conferma è data dal gioco dei cambi della partita con il Costarica: l'inserimento di Cassano (lezioso), Curci (confusionario) e Insigne (un altro di quelli che non sono ancora partiti e credono di essere già arrivati e dall'alto del loro palmares fatto di zero partite in Nazionale credono di poter vincere da soli la battaglia) non è stato dettato da un progetto di gioco ma dalla speranza che - magicamente - una giocata isolata potesse raddrizzare la barca. E allora, visto che abbiamo cominciato questa disamina con un riferimento ai luoghi comuni italici, sarà bene concluderla facendo appello al più glorioso di tutti, lo stellone, capace di tirarci fuori da guai e regalarci quello che non speravamo più. 
In fondo sognare non costa nulla, il calcio è per definizione un gioco imprevedibile, nel quale un rimbalzo, un filo d'erba, un errore, un tiro da lontano, una deviazione fortunosa e via così possono far uscire il corso di una gara dai binari della logica. E allora sotto con gli scongiuri e le speranze, con i discorsi sulla maledizione delle seconda partita e i riferimenti all'Italia di Bearzot e a quelli di Lippi. Con l'Uruguay ci se la gioca, poi magari si batte la Colombia e se quella dopo la perdiamo non succede niente...

domenica 15 giugno 2014

2014 FIFA World Cup Brazil: Italia - Inghilterra


Buona la prima per gli azzurri ai mondiali brasiliani e va bene così.
La squadra di Prandelli bagna l'esordio con una vittoria di misura, fondamentale per gettare le basi per il passaggio del girone e far crescere fiducia e consapevolezza nei nostri calciatori. Il risultato con gli inglesi, in bilico sino all'ultimo, va salutato con gioia ma non deve impedirci di esaminare meglio lo svolgimento della gara per evidenziare luci e ombre nella prova dei nostri atleti.
Va detto subito che la squadra inglese è tutt'altro che uno squadrone. Giovani di belle speranze e qualche senatore a fine corsa, una preparazione atletica così e così (diversi i calciatori bianchi colpiti da crampi verso fine gara), qualche spunto individuale e poco altro. Nessuna capacità di imporre il gioco con continuità, mai la sensazione di compattezza e solidità che ci si aspetterebbe da chi è partito per arrivare fino in fondo.
L'Italia - a mio avviso - ha fatto il suo compitino. Ordinato, come chiedeva Prandelli, ma niente più. 
Tanto per sgombrare il campo dagli alibi, precisiamo che non si sono fatte sentire né l'assenza di Buffon e tanto meno quella di Montolivo e da come è stata messa in campo la squadra si è capita anche la mancata convocazione di Rossi (in un modulo con una punta unica che prevede la panchina per Cassano e Insigne, Rossi avrebbe potuto al massimo sostituire uno dei due fantasisti, con poche possibilità di vedere il campo). L'infortunio di De Sciglio invece è quello che ha creato più di un problema al nostro tecnico, che ha deciso di rivoluzionare l'assetto difensivo della squadra. Se il risultato finale ha dato ragione a Prandelli, l'analisi della gara invece potrebbe consigliare al nostro tecnico di rivedere le sue scelte.

La fase difensiva

Difesa a quattro con coppia centrale inedita (Barzagli e Paletta), Chiellini dirottato a sinistra e Darmian a destra. Davanti De Rossi a dare copertura e poco sopra Marchisio a coprire e Verratti a sacrificarsi e fare densità. Direi che tutto ha funzionato bene a difesa schierata, mentre quando gli inglesi ci hanno preso in velocità si sono aperte crepe preoccupanti. Per semplificare: Chiellini più male che bene e Paletta più malissimo che male. 







La fase offensiva

Europei e Confederation Cup avevano evidenziato come l'Italia fosse troppo Pirlo-dipendente, per cui Prandelli ha deciso di correre ai ripari differenziando le possibili fonti di gioco. La ripartenza dell'azione può essere fatta sia da De Rossi che da Verratti ed anche in mezzo al campo quest'ultimo ha colpi e visione di gioco per dare una mano al fantasista juventino. Due play-maker, però, necessiterebbero di un centrocampo a cinque e non a quattro, considerando anche che Candreva è uomo di fascia più che di copertura. 
Con gli inglesi si è riusciti a portare a casa il risultato grazie all'applicazione attenta della disciplina tattica chiesta da Prandelli, ma con una lentezza di manovra da calcio d'altri tempi che difficilmente ci sarà possibile riproporre più avanti con gli stessi risultati. Verratti e Pirlo giocavano nella stessa mattonella (al massimo dieci metri tra uno e l'altro), buoni i consueti inserimenti di Marchisio (anche se obbligatoriamente più preoccupato di difendere che di offendere), buona la coppia di destra Candreva/Darmian, quasi inesistente la fascia sinistra con Chiellini disabituato al ruolo, eccessivi (almeno nel primo tempo) e quasi stucchevoli i lanci di prima intenzione di Pirlo per Balotelli. 
Proprio il 4-1-4-1 ha costretto il povero Mario ad un ruolo ingrato, isolato nella morsa dei due (anche tre) centrali inglesi, con almeno venti metri di campo a separarlo dai compagni di squadra. Velleitario crossare da destra con lui marcatissimo a centro area, ripetitivo (come detto) cercarlo con palle veloci ma prevedibili in verticale.



Conclusioni

L'Italia ha vinto con l'Inghilterra e allora viva l'Italia.
Ma secondo noi questa partita qualcosa l'ha detta. 
Prima di tutto il ritmo
Non si può speculare per tutto il mondiale, non ci può andare sempre bene. Rallentare e accelerare è fisiologico, soprattutto a certe latitudini, ma a forza di passaggi in orizzontale, di palleggio e giro palla, ci si troverà davanti sempre difese schierate, difficili da superare, e ancora di più se il riferimento offensivo è obbligato (Balotelli). 
Secondo: il modulo
Pirlo/Verratti può andare bene a volte, ma probabilmente non sempre. Se poi si decide per il doppio playmaker è è forse preferibile un centrocampo a cinque e questo apre la strada alla terza considerazione
La difesa
Meglio una difesa a tre, fatta da gente che ha automatismi consolidati (Barzagli-Chiellini-Bonucci) con due esterni (Darmian e De Sciglio, per esempio) con facilità di corsa e in grado di fare le due fasi di gioco con buona intensità. 
Il 3-5-2.
Sarebbe, secondo noi, il sistema di gioco più fisiologico per questa squadra, con la possibilità di far giocare un trequartista più vicino a Balotelli e la suggestione di vedere in certe fasi di gioco i ragazzini di Zeman tutti in campo.

Ad maiora.





lunedì 3 febbraio 2014

In fondo cos'è il Campionato?



già, Stramaccioni.
Che - a dirla tutta - probabilmente non è che l'Inter avesse fatto una scelta sbagliata quando aveva deciso di affidare la ricostruzione della squadra al giovane condottiero romano (come non aveva sbagliato neppure scegliendo Gasperini e Benitez). Il fatto è che ha sbagliato tutto il resto.
A non difenderlo, ad esempio, dalle critiche esterne e, soprattutto, dall'ammutinamento della squadra. A non credere in un progetto appena iniziato. A distruggere tutto, come al solito, per ricominciare con un altro mister, senza la pazienza di aspettare. 
Programmazione è la parola
Si tratta di decidere cosa fare e poi di perseguire l'obiettivo. Se decidi di creare una squadra giovane, di partire da zero, devi mettere in conto almeno un paio di anni di purgatorio, di acquisti che non si integreranno con il progetto, di scelte da rivedere, di giovani da aspettare e così via. Se invece vuoi provare a vincere da subito ti serve un allenatore che abbia le idee chiare e la disponibilità economica per acquistare 3-4 top player ed altrettanti giocatori di fascia alta. Non mi sembra di dire nulla di strano.
All'Inter però si ragiona diversamente: si va per tentativi. La società acquista calciatori a casaccio (inutile fare l'elenco degli acquisti bizzarri anche solo degli ultimi anni) e li propone all'allenatore di turno che, forte di un bel contratto che lo tutela, non si lamenta più di tanto, anzi ringrazia la società e lavora con quello che gli mettono a disposizione. A tirare ad indovinare, hai visto mai che ogni tanto ci si indovina (vedi Triplete), ma questa è l'eccezione, non la regola.
Andiamo sul concreto: confrontiamo Juventus-Inter dell'anno scorso con quella di ieri sera. La squadra di Stramaccioni faceva un calcio dispendioso, che magari consumava un pò troppo le energie dei "senatori" nerazzuri, ma era bella da vedere: pressing alto, velocità di manovra, corsa, forza. Con tutti i suoi limiti, sia chiaro, ma lasciava intuire l'idea, un progetto che col tempo si sarebbe potuto sviluppare. Poi è andata come è andata, con la consueta campagna acquisti invernale demenziale (via Snejder e dentro Schelotto, Kuzmanovic, Rocchi...) e la squadra che sul finale di campionato probabilmente si è messa di traverso ed ha fatto saltare l'allenatore (vero Estebàn?).
E poi è ricominciato il solito film, visto e rivisto migliaia di volte: un nuovo mister da presentare e poi bruciare, un'altra campagna acquisti da operetta, dove prima si dice che si vuole comprare e poi si prova a prenderlo (vedi Lucas, vedi Paulinho...) per scoprire che, guarda un po', il prezzo è aumentato, e allora si ripiega su qualcun altro, perché la piazza vuole un nome, e visto che in giro dicono che Belfodil è un fenomeno non ci si pensa nemmeno a lasciarselo scappare, anche se si è già preso Icardi, e in rosa ci sono Milito e Palacio... poi succede che il mister lo fa giocare due o tre minuti e decide che non gli serve e allora lo si regala a qualcuno, non importa a chi e a quale prezzo, i dirigenti interisti non si preoccupano di queste piccolezze, loro sono già proiettati sul prossimo mirabolante acquisto in grado di cambiere le sorti della Beneamata.
Avanti così, ragazzi!
In fondo cos'è il campionato? Solo un fastidioso intervallo tra due campagne acquisti.

martedì 21 gennaio 2014

Vucinic vs Guarin

Analizziamo in breve l'affaire del mercato invernale.

Dal punto di vista della Juventus: Vucinic ha 30 anni, se non gioca (e non gioca) il suo valore sul mercato cala, alla squadra serve (servirà) un interno di centrocampo visto che il prossimo anno si dovrebbe scatenare un'asta su Pogba, inoltre necessitano i soldi per andare su Verratti per il dopo Pirlo. Quindi Guarin è l'uomo giusto.

Dal punto di vista dell'Inter: Guarin è anarchico, indisciplinato tatticamente, spesso si dimentica di marcare, ma è l'unico con il cambio di passo, in grado di saltare l'uomo creando superiorità a centrocampo, di ribaltare l'azione. Ha tiro, forza e convinzione (forse troppa) dei propri mezzi. Domanda: se si decide di venderlo cosa serve all'Inter? La mia risposta è che - innanzitutto - serve un altro Guarin, cioè, a mio avviso,  il primo problema dell'Inter è in mezzo al campo: i centrocampisti sono tutti lenti, uomini più di rottura che di costruzione, mancano velocità ed inserimenti senza palla (l'unico che poteva farlo era Cambiasso. Era). Quale può essere l'utilità per i milanesi di Vucinic? Segna, ha fiuto per il gol, questo è indubbio e qualche punto in più in classifica potrebbe portarlo, ma credo che a questo punto della stagione la dirigenza non pensi certo a raggiungere la zona Champions... Si dice poi che l'Inter stia pensando ad Hernanes: benissimo, il problema è che se sei interessato ad un calciatore non ci pensi, lo acquisti (Paulinho, e prima di lui Lucas, docet). Andare da Lotito a trattare il centrocampista laziale dopo averne sbandierato le intenzioni è un mezzo suicidio, lo si pagherà molto (ma molto) di più. Se questa era l'intenzione non era meglio acquistarlo prima di trattare la cessione di Guarin?

Conclusione: Vucinic è un calciatore forte che ha raggiunto già l'acme della sua parabola ed ora ha iniziato, probabilmente, la discesa. Per me vale 10 - 12 mil. di euro. Guarin ha 26 anni, sta crescendo, può fallire ma anche sfondare, io lo valuterei intorno ai 20-22 mil, ma leggo che si parla di uno scambio alla pari o quasi...

Consiglio finale  (per Tohir): caro presidente, valuti se non è il caso di fare un po' di pulizia intorno a lei, perché le campagne acquisti degli ultimi anni sembrano condotte all'insegna dell'improvvisazione, per non dire di peggio.
Ultima cosa, il giocatore ideale per l'Inter è in Inghilterra. Si chiama Jovetic.