domenica 22 giugno 2014

2014 FIFA World Cup Brazil: Italia - Costarica



Odio dire io l'avevo detto.
...ma io l'avevo detto.
Come da tipico luogo comune (una delle italiche abitudini: esaltarsi per poco ed abbattersi per altrettanto), dopo la partita con l'Inghilterra avevamo assistito ad un fiorire di peana innalzati allo squadrone italiano, con tanto di riesumazione di "notti magiche" e Balotelli-pallone-d'oro (detto per inciso: uno che sta lavorando davvero per il pallone d'oro c'é, ma si chiama Arjen Robben). Erano bastati due golletti e zero gioco per alimentare una teoria di illusioni che ha avuto come logico capolinea la partita con il Costarica.
Dopo la partita d'esordio della nostra nazionale avevamo evidenziato tre criticità, le più evidenti: la difesa, il modulo e il ritmo di gioco. Diciamo subito che si può capire che il risultato favorevole con gli inglesi sia stato sufficiente alla stampa e a  gran parte del pubblico per nascondere le zone d'ombra, ma la cosa grave è che anche mister Prandelli non abbia colto l'occasione per rimediare agli errori dell'esordio, con il risultato che è sotto gli occhi di tutti.
Rivediamo nell'ordine:

La difesa.
L'Italia è diventata vice-campione d'Europa giocando a tre. E così ha fatto anche per gran parte del girone di qualificazione a questi Mondiali. Inutile star qui a disquisire se sia meglio una difesa a tre o a quattro, entrambi i sistemi di gioco presentano vantaggi e svantaggi, il fatto è che la difesa della nazionale è fatta per gran parte da giocatori dell Juventus, che da tre anni giocano a tre. Logico quindi attendersi da Prandelli l'adozione del medesimo sistema di gioco. Invece niente: difesa a quattro con gli inglesi, scegliendo una coppia di centrali mai provata in precedenza (Paletta e Barzagli), dirottando Chiellini sulla sinistra e Darmian a destra (entrambi fuori ruolo). Nonostante sinistri scricchiolii sia a sinistra che in mezzo (che avrebbero dovuto far nascere qualche dubbio al nostro mister) la sorte ci ha premiato, così con il Costarica abbiamo rivisto la difesa a quattro, questa volta però completamente stravolta con il ritorno di Chiellini al centro a far coppia con Barzagli, Darmian a sinistra e Abate a destra. Questa volta la sorte non è stata così benevola (ma si sa che a sfidarla troppo c'è il rischio di bruciarsi). La domanda sarebbe scontata: perché questo modulo? E soprattutto, se si voleva privilegiare una difesa diversa rispetto a quella adottata sinora (magari con l'idea di essere più coperti, ma a noi sembra l'esatto contrario, che la difesa a tre sia più chiusa rispetto a quella a quattro, o forse per poter inserire De Rossi nel ruolo di centromediano metodista con il doppio compito di copertura e di regista difensivo), non era meglio provarla sia nel girone di qualificazione che in qualche amichevole? Secondo noi se si decide di salire sulla corda da equilibrista non sarebbe male esercitarsi un po' prima di salire a certe altezze...

Il modulo.
Il discorso del modulo è diretta conseguenza del tipo di difesa che si intende adottare. Con la difesa a quattro, ci si sarebbe atteso almeno un 4-4-2, visto che all'Europeo Balotelli era affiancato da Rossi e visto che lo stesso Balotelli non ha mai fatto mistero di non sentirsi una punta da area di rigore, ma di preferire partire da lontano per poter sfruttare meglio velocità e tiro da fuori. Bene, Prandelli ha deciso di adottare per questo mondiale un inedito 4-1-4-1, inedito anche perché non l'ha mai fatto quasi nessuno (ci sarà un motivo?) con il doppio regista all'esordio e con Thiago Motta per Verratti nella seconda gara. Il risultato è stato in entrambi i casi un Balotelli abbandonato al suo destino in mezzo all'area di rigore, costretto a giocare spalle alla porta, unico (e per questo prevedibilissimo) terminale di gioco preso in mezzo da due o più difensori avversari, cercato (raramente) con cross da fondo e con palle filtranti di Pirlo, ripetitive fino a diventare stucchevoli. Che poi con gli inglesi sia andato in rete è frutto dell'unica azione in velocità della nostra squadra, argomento che ci porta al terzo punto.

Il ritmo di gioco.
L'Europeo aveva mostrato una squadra in grado di divertire con un gioco veloce, arrembante e fantasioso, fatto di geometrie e disciplina, in grado di mandare fuori giri sia gli inglesi che i quotatissimi tedeschi e pazienza se avevamo dovuto abbassare la testa davanti agli spagnoli. Ci si sarebbe attesi qualcosa del genere anche ai Mondiali, magari con l'aggiunta di qualcosa di nuovo, con qualche idea in più apportata dal nostro tecnico. E invece.
Manovra lenta, lentissima, passaggi in orizzontale in attesa del lancio (sempre e solo centrale, sempre e solo di Pirlo) di prima intenzione per Balotelli. Il resto è stata poca cosa, qualche buono scambio sull'asse Candreva-Darmian nella prima gara e poi più nulla.Un po' poco per pensare di fare strada nella competizione.


Il problema più grosso - a mio avviso - è che per il deludente risultato nella nostra Nazionale non si può neppure gettare la croce addosso a questo o quel calciatore. A parte qualche errore individuale, sembrerebbe che la squadra abbia fatto più o meno quello che gli era stato richiesto (gioco compassato incluso) e a mancare siano state le giocate individuali. In effetti anche le dichiarazioni di Prandelli alla vigilia dei mondiali ("Vi stupiremo, abbiamo preparato le cose nei dettagli, ecc ecc.), sembrerebbero indicare che il nostro tecnico ritenesse di aver preparato la squadra al meglio, con quel modulo e quello schema (uno solo: imbucata centrale). E un'ulteriore conferma è data dal gioco dei cambi della partita con il Costarica: l'inserimento di Cassano (lezioso), Curci (confusionario) e Insigne (un altro di quelli che non sono ancora partiti e credono di essere già arrivati e dall'alto del loro palmares fatto di zero partite in Nazionale credono di poter vincere da soli la battaglia) non è stato dettato da un progetto di gioco ma dalla speranza che - magicamente - una giocata isolata potesse raddrizzare la barca. E allora, visto che abbiamo cominciato questa disamina con un riferimento ai luoghi comuni italici, sarà bene concluderla facendo appello al più glorioso di tutti, lo stellone, capace di tirarci fuori da guai e regalarci quello che non speravamo più. 
In fondo sognare non costa nulla, il calcio è per definizione un gioco imprevedibile, nel quale un rimbalzo, un filo d'erba, un errore, un tiro da lontano, una deviazione fortunosa e via così possono far uscire il corso di una gara dai binari della logica. E allora sotto con gli scongiuri e le speranze, con i discorsi sulla maledizione delle seconda partita e i riferimenti all'Italia di Bearzot e a quelli di Lippi. Con l'Uruguay ci se la gioca, poi magari si batte la Colombia e se quella dopo la perdiamo non succede niente...

domenica 15 giugno 2014

2014 FIFA World Cup Brazil: Italia - Inghilterra


Buona la prima per gli azzurri ai mondiali brasiliani e va bene così.
La squadra di Prandelli bagna l'esordio con una vittoria di misura, fondamentale per gettare le basi per il passaggio del girone e far crescere fiducia e consapevolezza nei nostri calciatori. Il risultato con gli inglesi, in bilico sino all'ultimo, va salutato con gioia ma non deve impedirci di esaminare meglio lo svolgimento della gara per evidenziare luci e ombre nella prova dei nostri atleti.
Va detto subito che la squadra inglese è tutt'altro che uno squadrone. Giovani di belle speranze e qualche senatore a fine corsa, una preparazione atletica così e così (diversi i calciatori bianchi colpiti da crampi verso fine gara), qualche spunto individuale e poco altro. Nessuna capacità di imporre il gioco con continuità, mai la sensazione di compattezza e solidità che ci si aspetterebbe da chi è partito per arrivare fino in fondo.
L'Italia - a mio avviso - ha fatto il suo compitino. Ordinato, come chiedeva Prandelli, ma niente più. 
Tanto per sgombrare il campo dagli alibi, precisiamo che non si sono fatte sentire né l'assenza di Buffon e tanto meno quella di Montolivo e da come è stata messa in campo la squadra si è capita anche la mancata convocazione di Rossi (in un modulo con una punta unica che prevede la panchina per Cassano e Insigne, Rossi avrebbe potuto al massimo sostituire uno dei due fantasisti, con poche possibilità di vedere il campo). L'infortunio di De Sciglio invece è quello che ha creato più di un problema al nostro tecnico, che ha deciso di rivoluzionare l'assetto difensivo della squadra. Se il risultato finale ha dato ragione a Prandelli, l'analisi della gara invece potrebbe consigliare al nostro tecnico di rivedere le sue scelte.

La fase difensiva

Difesa a quattro con coppia centrale inedita (Barzagli e Paletta), Chiellini dirottato a sinistra e Darmian a destra. Davanti De Rossi a dare copertura e poco sopra Marchisio a coprire e Verratti a sacrificarsi e fare densità. Direi che tutto ha funzionato bene a difesa schierata, mentre quando gli inglesi ci hanno preso in velocità si sono aperte crepe preoccupanti. Per semplificare: Chiellini più male che bene e Paletta più malissimo che male. 







La fase offensiva

Europei e Confederation Cup avevano evidenziato come l'Italia fosse troppo Pirlo-dipendente, per cui Prandelli ha deciso di correre ai ripari differenziando le possibili fonti di gioco. La ripartenza dell'azione può essere fatta sia da De Rossi che da Verratti ed anche in mezzo al campo quest'ultimo ha colpi e visione di gioco per dare una mano al fantasista juventino. Due play-maker, però, necessiterebbero di un centrocampo a cinque e non a quattro, considerando anche che Candreva è uomo di fascia più che di copertura. 
Con gli inglesi si è riusciti a portare a casa il risultato grazie all'applicazione attenta della disciplina tattica chiesta da Prandelli, ma con una lentezza di manovra da calcio d'altri tempi che difficilmente ci sarà possibile riproporre più avanti con gli stessi risultati. Verratti e Pirlo giocavano nella stessa mattonella (al massimo dieci metri tra uno e l'altro), buoni i consueti inserimenti di Marchisio (anche se obbligatoriamente più preoccupato di difendere che di offendere), buona la coppia di destra Candreva/Darmian, quasi inesistente la fascia sinistra con Chiellini disabituato al ruolo, eccessivi (almeno nel primo tempo) e quasi stucchevoli i lanci di prima intenzione di Pirlo per Balotelli. 
Proprio il 4-1-4-1 ha costretto il povero Mario ad un ruolo ingrato, isolato nella morsa dei due (anche tre) centrali inglesi, con almeno venti metri di campo a separarlo dai compagni di squadra. Velleitario crossare da destra con lui marcatissimo a centro area, ripetitivo (come detto) cercarlo con palle veloci ma prevedibili in verticale.



Conclusioni

L'Italia ha vinto con l'Inghilterra e allora viva l'Italia.
Ma secondo noi questa partita qualcosa l'ha detta. 
Prima di tutto il ritmo
Non si può speculare per tutto il mondiale, non ci può andare sempre bene. Rallentare e accelerare è fisiologico, soprattutto a certe latitudini, ma a forza di passaggi in orizzontale, di palleggio e giro palla, ci si troverà davanti sempre difese schierate, difficili da superare, e ancora di più se il riferimento offensivo è obbligato (Balotelli). 
Secondo: il modulo
Pirlo/Verratti può andare bene a volte, ma probabilmente non sempre. Se poi si decide per il doppio playmaker è è forse preferibile un centrocampo a cinque e questo apre la strada alla terza considerazione
La difesa
Meglio una difesa a tre, fatta da gente che ha automatismi consolidati (Barzagli-Chiellini-Bonucci) con due esterni (Darmian e De Sciglio, per esempio) con facilità di corsa e in grado di fare le due fasi di gioco con buona intensità. 
Il 3-5-2.
Sarebbe, secondo noi, il sistema di gioco più fisiologico per questa squadra, con la possibilità di far giocare un trequartista più vicino a Balotelli e la suggestione di vedere in certe fasi di gioco i ragazzini di Zeman tutti in campo.

Ad maiora.