mercoledì 20 gennaio 2016

Spezia: quale strada per uscire dal tunnel?

La recente partita di coppa con l'Alessandria può essere presa a paradigma per evidenziare tutte le lacune nel gioco espresso dagli Aquilotti in questa prima parte della stagione.

Le criticità emerse
I numeri parlano chiaro: 
  • pochi, pochissimi i gol fatti, 
  • troppi quelli subiti.

Le cause:
Facciamo pure cadere il plurale, la causa è una e si chiama assenza di gioco
Una squadra costruita per viaggiare nelle zone alte della serie B, non può trovarsi in balìa di una formazione che milita in una serie inferiore. Non in una partita importante come un quarto di finale di TIM cup, non giocando tra le mura amiche e soprattutto non dopo essere andata in vantaggio. Eppure è successo. 
Anche lunedì sera si è vista una compagine che fatica ad imporre il suo gioco, probabilmente perché non ha un gioco. Lo Spezia è sembrata una squadra che vive di iniziative isolate, di spunti, ma che non è in grado di prendere in mano una partita.
Aggiungerei che - almeno finora (spiace dirlo) - la "mano" di Di Carlo si è vista poco o nulla, se non nell'aggiungere confusione a un gruppo che aveva visto sgretolarsi certezze costruite negli anni precedenti.



Come uscire dal tunnel?
A nostro avviso stravolgere una filosofia di gioco (imperfetta, parziale quanto vogliamo, ma ormai assimilata dai calciatori) rischia di risultare controproducente

Passare dal 3-5-1-1 al 4-4-2 non è un passo semplice. Passare da un gioco manovrato, fatto di fisicità e intensità "ragionata" ad un gioco veloce con verticalizzazioni continue presuppone interpreti adatti, interpreti che - a nostro giudizio - non ci sono.


Il 4-4-2 di Di Carlo comporta una serie di accorgimenti tattici: 
  • Catellani si trova a giocare da prima o seconda punta (ma la stagione trascorsa ha evidenziato come le sue qualità si esprimano al meglio quando ha l'opportunità di partire da più lontano. L'evidenza dice che quando viene servito sui piedi o è costretto a giocare spalle alla porta perde gran parte del suo potenziale). 
  • Il centrocampo aquilotto non può prescindere al momento da un metronomo in grado di dettare i tempi di gioco (parliamo di Juande, of course, a volte lento, a volte poco illuminante, ma l'unico in grado di gestire palloni che scottano e di qui alla fine anno di questi palloni se ne dovranno gestire parecchi...). 
  • La difesa a tre offre più garanzie di quella a quattro, perché i due esterni di centrocampo possono farla diventare a 5 in fase di non possesso e un giocatore come Migliore esprime il meglio di se in questo sistema di gioco.

Conclusioni.
Il ritorno a un modulo consolidato come il 3-5-1-1 sembra, al momento, la scelta più logica per evitare guai peggiori:
  • Tre difensori rocciosi, cattivi e di esperienza(Terzi, Postigo e Valentini, per dire).
  • Un playmaker (Juande, o Errasti) affiancato da uno scudiero in grado di portare la croce ma anche di giocare la palla (Pulzetti?) e poi la coppia consolidata Migliore - Situm da un lato e uno tra Acampora, Kverzic o chi vi pare dall'altra lato.
  • Catellani dietro a Calaiò (o Nenè) a formare l'attacco.


Se proprio Di Carlo non vuole la difesa a 3 potrebbe ripiegare sul 4-3-2-1, modulo impiegato in passato anche da Bjelica. 
In questo caso, riteniamo che sarebbe fondamentale non prescindere da un regista in grado di assicurare equilibri e tempi di gioco e schierare Catellani dietro alla prima punta. 
Ripetiamo qui un concetto già espresso in passato: non esiste un sistema di gioco migliore di un altro, ma bisogna applicare quello che permette ai calciatori in rosa di esprimersi al meglio. 
Un 4-3-3 offensivo, propositivo, moderno e veloce (quello che probabilmente di Carlo ha in mente) sarebbe bello a vedersi e ideale per divertire il pubblico. Ma gli interpreti? Siamo convinti di poter adattare in corsa una squadra nata per giocare un altro tipo di calcio? Sicuri che il gioco valga la candela.

Consigli al mister.
Parlare con i giocatori, ascoltare i "senatori" (Catellani, Migliore, Juande...) per capire quali schemi ritengano più adatti alle caratteristiche della squadra e poi decidere. 
Quando la situazione è delicata e il tempo a disposizione poco, piccoli cambiamenti possono essere preferibili a rivoluzioni che rischiano di essere salti nel buio.
Umiltà, pragmatismo, capacità di adattarsi alla situazione: questo chiederei al mister aquilotto.
Altrimenti... 
Altrimenti, consiglierei a Nenad Bjelica di tenere il cellulare sempre a portata di mano e di non allontanarsi troppo da golfo.
Hai visto mai...

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