domenica 26 agosto 2012

Vicenza, Verona... La Storia, le storie.

Le cose succedono.
Notizie, episodi, cronaca. Le cose accadono. Si illuminano per un istante, vivono la loro vita breve di farfalle, poi scivolano via. Foglie, rami secchi ingoiati nel grande fiume della vita.
Ogni tanto, però, qualcuna di queste cose si ferma: perché è particolarmente bella, o particolarmente brutta, o particolarmente interessante, o magari solo perché è arrivata al momento giusto. Qualche altra poi viene recuperata a posteriori, perché la sua importanza non era stata capita sul momento. Con questi fatti, con gli avvenimenti che restano nella mente, si costruisce la Storia.
Il resto, le cose minime, finiranno per essere dimenticate dai più, divorate da quel tritacarne che è il tempo. Al massimo vivranno nella memoria di pochi. Ricordi personali, di quelli che si raccontano per cercare di condividerli, nel tentativo (vano) di farli diventare ricordi di molti. Sono le storie minori, le nostre storie, quelle che non si arrampicheranno mai così in alto da poter essere viste da tutti.
La Storia, dicevamo, quella con la maiuscola. Quell'insieme di fatti condivisi che mettiamo in fila come perle di un rosario per dare un senso agli accadimenti della vita. La Storia dell'Umanità, quella delle Religioni, quella delle Nazioni. O quella del Calcio.

Già, la Storia del Calcio. 
Nella Storia del Calcio il Vicenza esiste come Lanerossi Vicenza,  quello degli anni '70 di G.B. Fabbri e Giussy Farina. Quello di Paolo Rossi e Filippi, di Faloppa e di Cerilli. E quello di Roberto Baggio qualche anno dopo. E poi morta lì. 
Nella mia storia invece, il Vicenza è quello dell'88. 17 Gennaio 1988, il giorno del matrimonio di mio cugino, 
il ricordo di noi ragazzi costretti a sedere a tavola con le orecchie incollate alla radiolina, ad ascoltare le notizie che provenivano dal Picco. Il ricordo delle reti di Telesio e Spalletti che piegavano per 2-1 i veneti e davano ai ragazzi di mister Carpanesi  l'illusorio titolo di campioni d'inverno nell'allora campionato di C1 (già la stagione 1987-88, quella del "famoso" Spezia-Virescit...). La Storia, le storie.
Come quella della nostra prossima avversaria  in campionato, il  Verona, che per la Storia è la fatal Verona, la squadra di Pizzaballa e Bachlechner, di Luppi e di Zigoni, quella responsabile del 5-3 al Milan nel 1973 e poi del 2-1 del '90 (ragazzi, che fascino ha la Storia...), e poi l'Hellas di Bagnoli, campione d'Italia nell'85: quella di Garella e Briegel, di Fanna e Galderisi, quella di Elkjaer.
Verona, la stessa Verona che nella nostra piccola storia è un ricordo dolcissimo, quello dei playout al cardiopalmo del 2007, prima acciuffati  per il rotto della cuffia grazie ad una clamorosa vittoria contro la Juventus a Torino e poi conclusi  con una salvezza conquistata ai danni degli scaligeri dopo due partite mozzafiato. Corsi e ricorsi: sulla panchina di quel Verona sedeva Giampiero Ventura, che aveva allenato anche gli Aquilotti nel 1986, portandosi dietro dall'Entella i fidati Guerra, Stabile e Spalletti (già, proprio quello Spalletti...), per essere poi rilevato a metà stagione da Sergio Carpanesi   (già, guarda un po', di nuovo Carpanesi... La Storia, le storie). E per completare il tutto, questa volta ritroveremo sulla panchina scaligera un vecchio amico, quell'Andrea Mandorlini che da allenatore aveva riportato lo Spezia in C1nel 2000, per perdere la B ai playoff l'anno successivo.

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